La natura riesce sempre ad emozionare, ma la si può catturare e imprigionare in un blocco di materia fino a farla diventare una linea, un’onda, una geometria sinuosa? E’ quello a cui ci ha abituati Gianangelo Longhini, vero e proprio virtuoso del legno asiaghese che ha trovato in questa materia duttile la possibilità di dare nuova voce e nuove forme alla sua natura, alle sue montagne, alla sua terra. Ora sarà possibile ammirare le opere più significative, non solo lignee, ma anche in pietra e terracotta, di questo artista che da più di 30 anni scolpisce ed espone le proprie creazioni in manifestazioni e simposi organizzati in tutta Italia, in Svizzera e in Austria. L’occasione è la mostra dal titolo “Dal pensiero alla forma”, organizzata grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Asiago, che dal 21 dicembre 2013 al 2 marzo 2014 mette insieme nelle suggestive sale del Museo Le Carceri circa 40 opere dello scultore altopianese. L’artista, nato ad Asiago, dove vive e lavora, porta dentro di sé la passione per il legno sin da bambino.
Una passione respirata già in famiglia e che lo porta, col passare degli anni, a creare da autodidatta le prime forme scultoree. Negli anni ’80 la frequentazione dello studio di Luciano Soppelsa, con il quale approfondisce il disegno e il modellaggio in argilla. Da quel periodo in poi partecipa con costanza ad un centinaio di manifestazioni e simposi di scultura in Italia e all’estero.
Nel 1998 contribuisce a far nascere, insieme ad altri protagonisti dell’arte altopianese, il “Gruppo Arte Insieme”, di cui fa parte attiva. Longhini predilige il legno, ma si misura non di rado anche con la terracotta, il bronzo, il gesso, il marmo.
Le sculture si sviluppano per la maggior parte in verticale, sfruttando la verticalità naturale del tronco, ma le forme perdono la loro componente figurativa e si assottigliano, si svuotano, si curvano. La natura, prima ispiratrice dell’artista, diventa così linea, spirale, e l’opera diventa un insieme unico di ombre e luci, di pieni e vuoti che si alternano e si integrano dal basso verso l’alto. In queste forme pure possiamo però ancora scorgere un albero, un lichene, un fungo, un’alga marina. L’artista utilizza per lo più pino cembro (o cirmolo), più adatto ad essere intagliato e profumato, ma anche il tiglio e il larice. Il suo processo creativo prevede un bozzetto iniziale, che viene poi ingrandito e riprodotto in scala; poi la sgrossatura del tronco con una motosega, per passare quindi a sgorbie e scalpelli e infine alla levigatura. A volte le superfici si alternano, quelle levigate a quelle toccate solo con la sgorbia, creando un gradevole effetto di contrasto. Le sculture esposte al Museo Le Carceri sono dunque una preziosa opportunità per scoprire il mondo di un artista fortemente legato alle proprie radici, al proprio territorio di origine, e che, come ha detto Lucia Spolverini, “giunto ad una lucida maturità artistica fa sì che ogni sua opera diventi “guida di viaggio introspettivo”, un racconto che ogni volta ci parla della sua anima”. La mostra è aperta dal 21 dicembre, con ingresso gratuito, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Dopo l’Epifania resterà aperta con gli stessi orari ma solo nelle giornate di sabato e domenica.
LE GEOMETRIE SINUOSE DELLA NATURA
Gianangelo Longhini trasforma il legno in opere d’arte. Una mostra al Museo Le Carceri ne celebra una carriera lunga 30 anni