• LA PIANA DI MARCÈSINA, IN INVERNO

LA PIANA DI MARCÈSINA, IN INVERNO

Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno si faranno trasportare su una slitta tirata da un generoso cavallo per la piana di Marcésina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero come sarebbe triste il mondo. Mario Rigoni Stern

Questa lapide, murata sulla facciata dell’Albergo di Marcésina, dimostra come poche altre la semplice grandezza della scrittura di Mario Rigoni Stern perché chi di noi non desidererebbe essere metà di quella coppia che vaga per questo luogo fantastico, in un silenzio profondo ove unici suoni sono il fruscio della neve ed il pulsare corrisposto di due cuori, al magico riverbero della Luna? E contemporaneamente ci fa struggere di nostalgia per un mondo in cui il turismo, più o meno di massa, non ha ancora riempito con le sue motoslitte o i suoi quad le nostre montagne, banalizzando qualunque esperienza per quanto splendida possa essere. Le “march bisen” (“praterie di confine” nell’antica lingua cimbra) da sempre contese per la produttività dei loro pascoli e per la disponibilità di acqua per l’abbeverata del bestiame, caso più unico che raro in tutto l’Altopiano, sono un mondo a se. (foto 2) La peculiarità di questo territorio risiede tutta nella sua struttura geologica: un ampio catino formato dagli strati rocciosi carbonatici che, spinti verso nord dal movimento della zolla africana, si sono inarcati, uscendo dal mare in cui si erano andati depositando, a generare le pieghe e le conche che costituiscono le nostre Prealpi. Proprio la sua concavità spiega la presenza di acque superficiali che, raggiunto lo strato impermeabile, scorrono lungo la sua superficie verso il punto più basso dove vanno a formare torbiere a sfagno ricche di rarità floristiche quali ad esempio la specie “carnivora” Drosera rotundifolia. Sempre la forma a catino privo di sbocchi provoca il manifestarsi del fenomeno dell’inversione termica: l’aria fredda, più densa, tende a scendere ristagnando sul fondo della conca e spingendo verso l’alto l’aria calda, più leggera. Non è un caso che in inverno proprio a Marcésina vengano spesso raggiunte le temperature più basse registrate in Veneto, al punto da farla diventare uno dei “Poli del freddo” della Regione. (foto 5) Non c’è di che stupirsi quindi del notevole spessore che la neve qui può raggiungere, anche nelle annate altrove meno generose, mettendo in crisi ungulati quali il capriolo che in queste condizioni ha grandi difficoltà di movimento, denunciando in questo il suo essere un animale non proprio “di montagna”. Frequentate certamente già nell’età della pietra, la storia ci parla poi di possedimenti degli Ezzelini dati in usufrutto alle popolazioni cimbre che al volgere del mille si andavano insediando sulle Prealpi. Dopo la caduta e lo sterminio della Signoria dei Da Romano la zona passa nella disponibilità del libero Comune di Vicenza ed inizia un plurisecolare braccio di ferro tra la lontana città, che vuole ricavare il massimo dal suo possesso, e le popolazioni dell’Altopiano che difendono gli usufrutti e i privilegi, indispensabili per vivere in un ambiente così severo. É in questa fase che si inserisce la cessione di parte del territorio di Marcesina, operata da Vicenza a favore dei Signori di Castel Ivano e dei “grignati”: epici gli scontri, spesso cruenti, tra gli abitanti di Grigno, di lingua e cultura italiana ma avanguardie del Granducato d’Austria e poi dell’Impero Asburgico, con i cimbri della Reggenza, di lingua e cultura alto-tedesca ma fedeli sudditi della Serenissima. Da qui la necessità di continue definizioni dei confini e la distinzione del cosiddetto “Frizzon Tirolese”, sotto controllo imperiale, dalla Marcesina vera e propria, controllata da Venezia. La Casina Forestale “della Barricata”, con a fianco l’omonimo rifugio, sorge proprio dove anticamente si era tenuti a pagare il “dazio”, sconfinando da uno stato all’altro. La si può raggiungere partendo dal Centro Fondo Enego-Val Maron con un percorso di circa 11 km con gli sci da fondo su piste battute o in più o meno tre ore di camminata con le ciaspe lungo strade forestali e/o tracciati di motoslitta. (si raccomanda di evitare nel modo più assoluto di camminare sulle piste da sci ma seguire invece la pista di servizio del rifugio Barricata) Il ritorno avviene per il percorso di andata. (Cartina topografica) Gianni FRIGO, delle GUIDE ALTOPIANO
0 Commenti disabilitati 4589 09 ottobre, 2012 NOTE DI VIAGGIO ottobre 9, 2012

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