Il 18 febbraio in scena lo spettacolo “La Valigia dell’Attore”, la nuova comedy show di Giacomo Rossetto, un vero e proprio viaggio tra parole e musica, alla riscoperta di grandi autori che hanno fatto la storia della comicità. Il nuovo evento della rassegna “Asiago il Teatro è di casa” in programma al Teatro Millepini. Un attore, due musicisti e lei, la valigia. Basta questo: cappelli, vestiti, accessori, oggetti improbabili prendono vita e trasportano lo spettatore in un’atmosfera extra ordinaria, senza tempo, certamente esilarante. Un recital comico vietato ai deboli di cuore, i cui personaggi che di volta in volta compariranno daranno vita ad un vero e proprio campionario umano. Cominciando da Palazzeschi, fino a Ruzante, passando per Stefani Benni e Franco Califano, incontrando Paolo Rossi e tanti altri. Un’ occasione per divagare e condividere, ricordare e muoversi, commuoversi e divertirsi. Un viaggio tutto da ridere.
La nostra intervista all’attore e regista Giacomo Rossetto.
Come è nata la passione per la recitazione?
Facendo teatro a scuola e da lì poi sono entrato alla Scuola del Teatro Stabile del Veneto, dove mi sono diplomato.
C’è un personaggio che ti piacerebbe interpretare in futuro? Di personaggi ce ne sono molti, io sono molto legato a Shakespeare come autore e se dovessi interpretare un classico sarei molto affascinato dal ruolo di Bruto in Giulio Cesare.
Come ti prepari per un ruolo? Hai una routine particolare o un metodo che segui per entrare nel personaggio? I ruoli sono tutti diversi e di conseguenza cambia anche il modo in cui ci si avvicina ad ogni personaggio. Alcuni all’inizio li senti più vicini, altri più lontani. La prima cosa da fare per ogni personaggio è sospendere il giudizio sulle sue azioni, poi per crearli ci si affida a degli stimoli che possono essere i più vari. Poi il lavoro è diverso se devi preparare un personaggio per uno spettacolo o per cinema e tv, poni l’attenzione su aspetti diversi perché cambia l’”occhio” che ti guarda. Forse l’unica routine che ho è quella di prendermi due minuti di silenzio assoluto prima di entrare in scena.
Cosa ti ispira nella recitazione? Ci sono attori o attrici che ammiri particolarmente e che ti hanno influenzato nella tua carriera? Nella recitazione mi ispira il talento e la semplicità. Amelia Barr, una scrittrice americana, un giorno disse “E’ sempre il semplice che produce il meraviglioso”. La semplicità credo sia il risultato ultimo del lavoro dell’attore, quando tutta la macchina usata per costruire un personaggio o una scena svanisce e davanti al pubblico resta l’uomo. Di attori che ammiro ce ne sono diversi, dai grandi ai meno conosciuti. Se proprio devo fare dei nomi ho una predilezione per Daniel Day-Lewis e Gian Maria Volonté. Tra le attrici Anna Magnani e Judi Dench.
Hai qualche consiglio per i giovani attori che stanno cercando di farsi strada in questo campo? Uno dei consigli che posso dare, oltre a quello di non smettere mai di imparare guardando gli altri, è quello di cercare di decostruirsi ogni volta che ci si sente solidi. Fondamentale essere curiosi, e quindi nutrirsi di musica, libri, storie, umanità.
(A cura di Cinzia Di Rosa)